È un libro accurato, scritto da esperti – psichiatri, neurologi, psicoterapeuti, giornalisti – su scottanti realtà sociali e su recenti accadimenti. Rievocando fatti di cronaca esso indaga sulla violenza – e sulle violenze – in danno di infanti e di bambini: dramma antico, cui continuiamo però ad assistere anche nella società contemporanea e che spesso recepiamo come in-comprensibile oppure in-credibile. Violenza come quella subdola ma sconvolgente che si manifesta all’improvviso svelando una realtà psichica patologica per la quale un padre ineccepibile dimentica nell’auto al sole il proprio bimbo e ne causa la morte. O come quella, innaturale, di una madre omicida.
È stato detto da specialisti della salute mentale che simili fatti potrebbero accadere a chiunque: quest’impostazione – che ha come assunto teorico un concetto di malattia mentale, di un male sempre presente nell’essere umano e pronto ad esplodere all’improvviso – è però un’eredità negativa che condiziona da sempre la ricerca sulla realtà mentale.
Queste interpretazioni gettano nello sconforto chi apprende, allibito, di queste tragedie senza coglierne genesi e significato, in un’epoca in cui il dolore – purtroppo – è perfino spettacolarizzato. Va detto allora che simili casi drammatici aprono squarci impietosi sulla mente non cosciente, su un mondo invisibile che nasconde un rapporto abnorme e patologico con la realtà psichica: rapporto per cui un bimbo diviene un oggetto qualsiasi dimenticato in auto o in ufficio… Di fronte a tali fatti, di fronte all’abnorme, siamo spinti dunque a cercare una “cura” che sia anche speranza di cambiamento verso un mondo in cui l’infanzia non sia più aggredita e oppressa dal “male” di alcuni adulti.